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Molte volte a Silvia era capitato di vedere i suoi gatti in formazioni curiose, ma non le era mai successo di vederli seduti perfettamente uno di fila all’altro, e tutti orientati nella stessa direzione.
Questo anche perché era raro che le quattro sedie della sala da pranzo fossero affiancate (chi le aveva messe così?), e peraltro i suoi gatti, notoriamente, stavano ovunque tranne che in terra: sui letti, sulle sedie, sul divano, sui tavoli, sulle mensole, sul water, sul frigo, persino sopra gli armadi e sulla cucina.
Si trattava dunque di uno spettacolo insolito, anche perché tutti e quattro la stavano fissando con insistenza, con uno sguardo più deciso del normale.
Tanto insolito che la ragazza si premunì di accertarsi che non era uno dei suoi sogni strani sui gatti col metodo più antico del mondo, ossia pizzicandosi una guancia: dolore, dunque realtà.
Anche se quella era un’equazione che una cultrice della legge di attrazione non avrebbe dovuto comunque formulare.
Il pensiero fugace sulla teoria della legge di attrazione sparì non appena i quattro gatti si sollevarono all’unisono in piedi, e cominciarono a cantare sulle note del ritornello di Bohemian rhapsody dei Queen.



“Sì lo sappiamo, questa scena è un po’ strana.
Nondimen, nondimen, nondimeno sta' a sentire:
nemmeno t'azzardare a pensare di darci via!
Non pensarci, non pensarci, non pensarci, non pensarci.
Non pensarci neanche un po'.
Ma neanche un pooo'!
Anche quando ti offriranno tanti soldi…
… ricorda che se sei arrivata fin qui, anche se non lo sai è grazie a noi!
Sì, sì, è così, prendine atto.
Se sei arrivata fino a qui… è grazie a noi!
Se sei arrivata fino a qui… è grazie a noi!
Se sei arrivata fino a qui… è grazie a noi!
Fino a qui… grazie a noi!
Fino a qui… è grazie a nooooooi!
O mamma mia, mamma mia, mamma mia, è grazie a noi!
Ma noon temere, faremo grandi cose insieeme, insieeme, insieeeeeme!
Anche se a volte hai paura del tuo futuuro,
anche se a volte hai paura di lasciar andaare,
noon credi che se lasci poi vedi?
Abbi fiducia, credi di più nella vitaaa.”

Il rombo di chitarra di Brian May sfumò insieme alla scena: al successivo sbattere di palpebre canto e musica cessarono (ma c’era anche la musica??), e i gatti ritornarono alla posizione di partenza, riprendendo a fissare la loro sbigottita padrona, che ebbe appena il tempo di adagiarsi sul divano e di chiedersi se si era assopita sul divano o se ci si era appena messa. 
In quel mentre Marco tornò dall’ufficio: al rumore di chiavi nella toppa seguì il rumore di piedi nell’appartamento. 
Silvia non lo salutò nemmeno. 
 Non crederai mai a quello che ho visto.
 Ancora Mandarancio? 
 Non uno di loro, tutti e quattro! E stavano cantando in coro una canzone dei Queen… ma con le parole cambiate! 
 Dai, dimmi che tutto ti hanno detto concluse Marco poggiando chiavi di casa e giaccone, ormai rassegnato al fatto che non avrebbero più avuto una vita normale.