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C’era una cosa che Marco, pur tra rapporti di lavoro amichevoli e cordiali, non avrebbe mai detto ai suoi colleghi neanche sotto tortura, e che a malapena aveva avuto il coraggio di confessare al suo amico Riccardo.
Ossia che a volte, se era molto indeciso su quale candidato puntare, si faceva aiutare dai tarocchi di Silvia. 
Ovvio, non che mettesse da parte tutte le sue tecniche di selezione del personale, affinate in anni e anni di studio e di pratica, dai sistemi rappresentazionali della programmazione neurolinguistica ai tipi psicologici dell’enneagramma, ma affiancava ad esse e alla sensazione che aveva maturato una lettura dei tarocchi fatta dalla sua dolce metà. 
Curiosamente, ma ormai non pensava più fosse una curiosità bensì un fenomeno del tutto non casuale, i responsi delle letture confermavano sempre le sue sensazioni, spesso aiutandolo a decidere in una direzione che gli “suonava” giusta, ma che per qualche considerazione razionale non aveva ancora abbracciato del tutto. 
 È a questo che servono i tarocchi  soleva dirgli Silvia  Non a preconizzare il futuro, ma a rendere più consapevole il presente. 
Quanto amava quella ragazza: la loro era stata un’unione fulminea e fortissima. 
Un’unione animica, diceva sempre lei. 
A parte la visione della vita e l’interesse per il miglioramento personale, anche se doveva ammettere che lei ci dava dentro più di lui, li accomunava anche lo stesso senso dell’umorismo, ironico e sbarazzino… nonché una vera e propria passione per i gatti. 
Tanto che la giovane, al momento di iniziare le loro convivenza un anno prima, si era sentita in dovere di aggiungere due gattini, Mandarino e Mandarancio, alle due gatte di lui, Miele e Stracciatella, di nove anni cadauna. 
Che poi i “gattini” in capo a un anno fossero diventati il doppio delle due gatte “senior” era un’altra faccenda. 
La digressione mentale sui gatti terminò quando gli tornò alla mente l’ultima lettura di tarocchi “lavorativa”. L’indecisione tra due candidati fu risolta dal fatto che, nei tarocchi, per uno era uscito “il matto”, mentre per l’altro era uscito “il mondo”. Sarebbe a dire frivolezza, libertà e leggerezza da un lato e compimento e realizzazioni dall’altro. 
In effetti Marco stesso aveva avuto questa impressione a livello sotterraneo, ma la grande piacevolezza del primo personaggio lo stava tenendo in gioco ai suoi occhi rispetto al rivale, che tuttavia era più calzante per il ruolo di responsabilità di cui si trattava. 
 Nel frattempo il tragitto lavoro-casa era terminato: Marco parcheggiò la Y di fronte alla villetta a schiera in cui abitavano e si preparò ad entrare in casa. 
 Ciao!  esclamò Silvia quando la vide entrare  Come è andata a lavoro oggi? Hai scelto “il matto” o “il mondo”? 
 Il mondo, il mondo  rispose lui come se si trattasse di una cosa ovvia, richiudendosi poi il portone alle spalle - Di matti ne ho già a sufficienza intorno. 
Nel mentre gli si era avvicinato Mandarancio, speranzoso di ottenere da lui quanto non gli era riuscito di ottenere da lei. 
 Niente da fare, gatto grasso  l’esito fu curiosamente lo stesso  Dovremmo metterti a dieta, altro che fare spuntini fuori programma… 
 Ehi, poi devo parlarti  disse Silvia all’improvviso. 
 Spero buone notizie  replicò Marco notando il tono serio di lei. 
 Ottime. Però te le darò tra un quarto d’ora. Adesso sto finendo di fare una ricerca online.
In effetti la ragazza era alle prese col suo notebook, ne avevano uno a testa, e apparentemente molto concentrata. 
 D’accordo  rispose il giovane sorridendo  Vorrà dire che ora io me ne andrò in camera da letto e mi farò il mio esercizio quotidiano di presenza.
 Allora buona presenza!