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 No, Ricky, quelle azioni lì non mi ispirano. Lo so che hanno uno storico incoraggiante, e che sembra proprio il momento giusto per comprarle  disse il giovane parlando al telefono, appoggiato a un muro giallognolo di un elegante ufficio  Ma ho brutte sensazioni su di loro e quindi le lascio dove sono…
 D’accordo, Marco  rispose il vivavoce del cellulare  Allora le lascio perdere anche io. Quando in passato abbiamo seguito le nostre intuizioni abbiamo fatto sempre bene.
 Appunto, e cerchiamo di ricordarcelo. Ora però ti devo lasciare, che mi è scaduta l’ora di pausa.
 Anche io devo andare. Salutami Silvia. Forse la settimana prossima verrò a trovare voi e i vostri gatti.
 Ah ah ah! Bene, ti aspetteremo allora.
Chiusa la telefonata con quello che era il suo migliore amico dai tempi del master in gestione delle risorse umane di ormai quattordici anni prima, Marco si sedette nella poltrona del suo ufficio, quella di fronte al poster “Affidatevi a noi e ci fideremo di voi”.
Come gli capitava sempre quando guardava quel poster, si chiese chi avesse scritto quello slogan e soprattutto chi della direzione decidesse i poster da appendere negli uffici del personale.
Poi lasciò andare quel pensiero ozioso, e decise di dedicarsi al solito esercizio di intuizione che faceva prima di ricevere i candidati, in special mondo quelli di selezioni importanti.
Il giovane inspirò, chiuse gli occhi, mise i palmi delle mani verso l’alto in posizione ricettiva e fece seguire diversi altri respiri profondi.
Dopo alcuni minuti di rilassamento, concentrò la sua attenzione al terzo occhio e, visualizzando di emanare un raggio luminoso dal punto tra le sopracciglia, domandò all’universo di portargli il candidato perfetto per la posizione che doveva coprire. Poi si concentrò sul cuore e chiese al suo Sé Superiore indicazioni utili sul candidato che stava per arrivare.
Terminato l’esercizio, il giovane non riuscì a trattenere un moto di gratitudine per il fatto di avere una stanza completamente chiusa, senza le pareti trasparenti o le porte di vetro di molti uffici. Se lo avessero visto facendo certi esercizi, lo avrebbero licenziato in quattro e quattr’otto.
L’unica a conoscere le sue pratiche di rilassamento-intuizione-crescita personale era la sua collega Federica, con la quale c’era anche un rapporto di amicizia e sulla cui riservatezza poteva mettere le mani sul fuoco.
Non poteva mettercele invece sul fatto che lei non nutrisse qualche interesse speciale nei suoi confronti, e probabilmente senza un rapporto importante alle spalle lui non avrebbe rifiutato tutto quel ben di Dio.
L’arrivo del candidato mutò istantaneamente il corso dei suoi pensieri: si trattava di un’importante selezione per il management commerciale di una multinazionale americana, e si trattava di una selezione per cui doveva assolutamente tener fede alla sua fama di selezionatore che non sbaglia un colpo… e che in azienda gli aveva fruttato il soprannome di Tex Willer.
Dopo aver fatto accomodare il candidato, un quarantenne spigliato e vivace, gli diede da compilare il Profilus 2000, il loro test di personalità, e iniziò a studiare la sua postura e la sua comunicazione non verbale.
In effetti, i profili che lui tracciava combaciavano così tanto spesso con quelli del tanto pompato test di selezione che l’azienda avrebbe potuto risparmiare i 100.000 euro che le era costato quel sofisticato strumento psicologico.
E magari darne a lui una parte…